Con l’inizio del 2020 è lecito domandarsi che cosa il nuovo anno porterà in serbo sul fronte immobiliare e, in esso, anche nel legato comparto creditizio. I tassi sui mutui rimarranno ancora così bassi e convenienti? O dobbiamo rassegnarci a un contesto di tassi in crescita, anche in misura dinamica?
In realtà, come avremo modo di discutere nelle prossime righe, tutto lascia presagire per un 2020 di sostanziale calma sul fronte del costo del denaro, prolungando il momento particolarmente favorevole per chi vuole indebitarsi per comprare una casa. Ma per quale motivo?
La BCE lascerà i tassi su livelli minimi
Il primo tassello che occorre porre in questa breve condivisione è l’evidenza che i tassi sulle operazioni di rifinanziamento indotti dalla BCE rimarranno fermi o, comunque, su livelli molto bassi, ancora a lungo.
A dircelo è stata la stessa istituzione quando, nella riunione dello scorso 24 ottobre, ha sostanzialmente ammesso che ritoccherà al rialzo i tassi di interesse solamente nel momento in cui l’inflazione tenderà al proprio obiettivo “statutario” (il 2%). Considerato che siamo ancora lungi dal conseguire questa soglia, e che i rischi economici non mancano di certo, tutto lascia presagire che il raggiungimento di questo target avverrà solo nel medio termine.
Intanto, Euribor e Eurirs aumentano…
Quanto sopra potrebbe stridere con il fatto che, però, nell’ultimo mese Euribor e Eurirs (ovvero, rispettivamente, i parametri di riferimento per il calcolo dei tassi fissi e dei tassi variabili applicati alle operazioni di finanziamento) siano cresciuti.
In realtà, la contrapposizione analitica è solo superficiale. La curva dei due parametri è infatti stata ritoccata solo marginalmente verso l’alto e, per di più, è frutto esclusivo del miglioramento delle aspettative di mercato, proprio in virtù dei precedenti interventi della BCE, e di qualche timido segnale di sviluppo economico.
Ad ogni modo, riteniamo che tali incrementi, non significativi, non troveranno forte prosecuzione nel corso dei prossimi mesi e che dunque – salvo politiche aggressive nei confronti del riprezzamento degli spread da parte delle banche – i tassi sui mutui rimarranno particolarmente convenienti ancora a lungo.
Meglio il fisso o il variabile?
Da quanto sopra ne deriva altresì che, probabilmente, il contesto del mercato creditizio non sarà molto diverso da quanto abbiamo avuto modo di sperimentare nel corso del 2019. A non cambiare sarà, sostanzialmente, anche la tendenza a preferire l’indebitamento nei confronti del tasso fisso, piuttosto che a quello variabile.
Con un livello di tassi fissi ai minimi storici, in altri termini, sarà molto difficile evitare di cadere nella facile tentazione di congelare l’onerosità del proprio finanziamento, piuttosto che rimanere esposti a un’indicizzazione degli oneri finanziari. Una verità che sarà tanto più scalfibile quanto più sarà esteso il piano di ammortamento, mentre per i mutui con un programma di rimborso più contenuto i mutui a tasso variabile potranno presumibilmente giocare un ruolo più competitivo, visto e considerato che nei prossimi 3-5 anni i tassi di mercato saranno comunque destinati a rimanere su soglie piuttosto compresse verso il basso.